"MILANO NEL SETTECENTO:L'ASSOLUTISMO ILLUMINATO DI MARIA TERESA.D'AUSTRIA".

Nel Settecento Milano si trovava sotto il dominio degli Asburgo: già dal 1706 gli Austriaci avevano soppiantato gli Spagnoli nel controllo della città, ma fu solo al termine della Guerra di Successione spagnola, con le paci di Utrecht e Rastatt (1713-1714), che il dominio austriaco venne riconosciuto. Nel secolo precedente Milano aveva subìto la peste del 1630 e la Guerra dei Trent’anni (1618-1648), che ne avevano quasi dimezzato la popolazione; nel Settecento invece ci fu una grande ripresa sia economica sia culturale. Il ceto dirigente milanese fu molto attivo e riuscì a restaurare un'economia, caduta a causa delle ingenti spese di guerra; in campo culturale poi Milano fu il centro di maggior penetrazione illuministica dell'Italia Settentrionale. Mentre la Roma dell'Arcadia, che aveva dominato la Cultura letteraria dell'inizio Settecento, era chiusa all'Illuminismo riformatore e razionalista, Milano era invece molto più aperta, alle novità. Il primo segno evidente dell'evoluzione culturale, che passava da cerimoniosità arcade a razionalismo illuministico, fu la fondazione, nel 1762, dell'Accademia dei Pugni, subito affiancata da quella dei Trasformati. L’Accademia dei Pugni curò l'edizione di un giornale letterario e culturale, pubblicato ogni dieci giorni dal giugno '64 al maggio '66. Il nome del periodico era "Il Caffè" e indicava esplicitamente il locale all'ultima moda, nel quale veniva servito il caffè, la bevanda di origine americana, che aveva conquistato l'Europa. Il Caffè era frequentato dalle gente di mondo e vi si riuniva la società elegante, ma rappresentava anche il luogo, nel quale avvenivano gli scambi d'idee e opinioni da parte di pensatori e artisti, che discutevano sulle mode, sulla Cultura e sui gusti estetici del loro tempo. "Il Caffè" trattava le tematiche più avanzate dell'Illuminismo; vi presero parte intellettuali come Cesare Beccaria, Alessandro Verri, l'abate Alfonso Longo, il matematico e fisico Paolo Frisi, Farcheologo Giovanni Visconti, l'economista Gian Rinaldo Carli. Il suo promotore fu Pietro Verri, fratello di Alessandro: egli, venuto a contatto con le idee dei "Philosophes" francesi, ne era rimasto particolarmente colpito e aveva deciso di creare un gruppo di diffusione di queste idee in Italia. Verri riuscì nel suo intento, perché in breve "Il Caffè" assunse un ruolo di punta all'interno della società lombarda, trattando i temi illuministici (come la lotta all'ignoranza, il libero commercio, I' avversione per l'autoritarismo economico) senza polemiche astratte o intransigenze ideologiche. A Milano gli Intellettuali partecipavano attivamente anche alla vita pubblica: per esempio Gian Rinaldo Carli, già collaboratore del "`Caffè", nel 1765 fu incaricato dal Governo austriaco di presiedere il Consiglio Economico di Milano. Non era raro che a quel tempo un letterato ricoprisse cariche pubbliche: l'Austria promuoveva lo sviluppo e la diffusione della Cultura e favoriva gli uomini d'intelletto. L’Imperatrice Maria Teresa infatti aveva riorganizzato l'istruzione, attuando nelle scuole un programma di alfabetizzazione e riformando i collegi; furono anche create Scuole elementari statali e furono migliorate le condizioni di insegnamento. La sua Corte era composta di Intellettuali e letterati, ma anche gli artisti spesso venivano chiamati a prestare servizio per la famiglia imperiale: l'architetto neoclassico Giuseppe Piermarini nel 1769 fu chiamato a Milano per restaurare il Palazzo Ducale, poi fu nominato "Imperiale e Regio Architetto" del Governo austriaco e Ispettore Generale delle costruzioni della Lombardia. Egli si interessò dell'espansione edilizia di Milano e al suo decoro urbano: sistemò Piazza Fontana

e la zona di Porta Orientale; fu suo il progetto del Teatro alla Scala del 1779, opera di immenso valore artistico, del Palazzo Greppi e del Palazzo Belgioioso. Come spesso era già accaduto nella Storia dell'uomo, un grande Impero aveva bisogno anche di una grande Cultura: fin dai tempi dell'Imperialismo ateniese del V secolo a.C. uno Stato, se voleva essere potente, aveva portato avanti una politica di espansione della cultura; lo stesso avvenne per l'Impero romano, con la politica culturale di Augusto e di Mecenate, e poi anche nelle Corti signorili del Quattrocento. Più recentemente, nel secolo XX', durante il periodo del Fascismo, la Cultura italiana si era messa al servizio del potere: la propaganda fascista era portata avanti da intellettuali come Pirandello, Volpe, Marconi, Gentili, mentre se un letterato era sprovvisto della tessera del Partito, immediatamente perdeva il lavoro (come accadde a Montale nel 1938). Maria Teresa d'Austria fu una dei sovrani settecenteschi, che vengono definiti "illuminati" (il termine " dispotismo illuminato" fu usato per la prima volta nel XIX' secolo da Grimm), poiché regnavano appoggiandosi alle ideologie dei teorici dell'Illuminismo francese. Come altri sovrani europei, anche Maria Teresa avviò una politica di riforme: ella si avvalse dell'aiuto di abili e fedeli collaboratori, fra i quali primeggiò Wenzel Anton von Kaunitz -Rietberg, che divenne Cancelliere nel 1753 (la Cancelleria di Stato fu creata nel 1742 per la gestione della politica estera imperiale). Le operazioni più importanti del Governo di Maria Teresa furono: la riorganizzazione del Commissariato Generale di Guerra (1746); una riforma amministrativa, che concentrava le direzioni politiche e finanziarie (1749); la formazione del Collegium Theresianum (1749) e dell'Accademia militare di Wiener Neustadt (1752). Su proposta di Von Kaunitz nel 1760 venne creato il Consiglio di Stato, una sorta di Cancelleria per gli affari politici di Austria e Boemia, con suddivisioni interne per le competenze e i controlli di bilancio e per la riscossione dei tributi. Maria Teresa inoltre regolò i rapporti fra Stato e Chiesa con numerosi provvedimenti di carattere giurisdizionale: in particolare pose limiti alle entrate in convento e all’acquisizione di beni da parte dei Monasteri. Dato che i Gesuiti erano d'ostacolo nel controllo delle istituzioni scolastiche, la loro Compagnia fu sciolta nel 1773 e lo Stato ne incamerò i beni. In politica estera l'Imperatrice, sempre su consiglio di Von Kaunitz, strinse un'alleanza con la Francia (nel 1770 sua figlia Maria Antonietta sposò il Delfino francese, che quattro anni dopo divenne Re Luigi XVI'), per contrastare l'alleanza fra Inghilterra e Prussia; l'Austria combatté nella Guerra dei Sette Anni (1756-'63), che si concluse con la perdita della Slesia. Partecipò alla prima spartizione della Polonia (1772), ottenendo la Galizia Leopoli, e alla Guerra di Successione bavarese (1778-79), che le portò I' annessione della regione dell'Inn. Le riforme e la politica di Maria Teresa d'Austria erano volte alla creazione di uno Stato moderno, burocratico e accentrato e portarono grandi benefici alla città di Milano, che si riprese visibilmente dai duri colpi subiti in passato. L'Imperatrice mirava a costituire uno Stato unito ed efficiente, e si circondò dei migliori intellettuali illuministici, che poteva avere a sua disposizione; tuttavia il suo operato era frutto di un'intelligenza, che aveva capito come creare uno Stato , potente, più che di dettami illuministici. In realtà Maria Teresa non aderì pienamente agli ideali proposti dai "Philosophes"; piuttosto le sue riforme furono la risposta a specifiche esigenze di riorganizzazione amministrativa e avvennero con l'appoggio degli Intellettuali, non su loro proposta.

"Scarpellini Mario" <skifox@uninetcom.it>